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Cos’è l’ innovazione democratica?
Chi la promuove, perché, a cosa serve? Chi partecipa? Che tipo di problemi affronta? In che modo si regola?
Queste sono le domande che animano il dibattito scientifico e indirizzano le sperimentazioni finalizzate a coinvolgere la cittadinanza nella definizione delle scelte di interesse collettivo.
In risposta alla complessità dei problemi che la nostra società deve affrontare e a fronte di risorse sempre più scarse, le pubbliche amministrazioni devono rafforzare la loro capacità di intervento e sono chiamate a compiere un cambiamento sistemico nella definizione delle politiche pubbliche, che necessitano di essere maggiormente inclusive e orientate ai risultati. In questa prospettiva è sempre più evidente che i cittadini non debbano semplicemente essere destinatari passivi dell’intervento pubblico, ma essere coinvolti nel policy-making come una vera e propria risorsa strategica. E’ a partire da questa consapevolezza che ha progressivamente preso corpo il concetto di innovazione democratica (Smith, 2009) che si propone di integrare i tradizionali processi decisionali con forme avanzate di partecipazione dei cittadini. Detto in altri termini, l’’innovazione democratica può essere considerata una risorsa contro i “disagi della democrazia”, come il deficit nelle forme della rappresentanza politica, la crescente disaffezione al voto e la sfiducia e delegittimazione verso le istituzioni.
La formulazione delle politiche pubbliche tradizionalmente prevede l’interazione tra diversi livelli di governo (europeo, nazionale, locale) e il coinvolgimento dei rappresentanti delle diverse categorie sociali. Nel corso degli ultimi anni, in coerenza con l’approccio dell’innovazione democratica, in un crescente numero di esperienze ed in una pluralità diversificata di politiche pubbliche si è fatto ricorso anche al coinvolgimento diretto di organizzazioni della società civile e, in alcuni casi, di comuni cittadini.
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L’Unione Europea riconosce, del resto, il valore delle pratiche di innovazione democratica e ha introdotto il concetto di “quadruplice elica” (Accademia, Cittadinanza, Impresa, Pubblica Amministrazione) nel ciclo di programmazione dei fondi europei per il periodo 20014-2020, come motore per innescare processi di innovazione istituzionale e più in generale del contesto economico e sociale.
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In Italia è da una quindicina d’anni che si è sviluppata una sistematica riflessione sull’innovazione democratica, anche grazie all’impulso del Dipartimento della Funzione pubblica che ha promosso un paio di studi riguardanti le buone pratiche condotte sul territorio nazionale i cui esiti sono stati pubblicati in due manuali, integralmente reperibili on-line: A più voci (2004) e Amministrare con i cittadini (2007).
Attualmente le pratiche collaborative per la gestione dei beni comuni a livello urbano sono in rapida diffusione, accanto a quelle ormai consolidate di cittadinanza attiva e civic engagement. Un caso interessante è il regolamento per la gestione dei beni comuni della Città di Bologna (2013). I bilanci partecipativi (o deliberativi) costituiscono un’altra applicazione di notevole interesse e in fase di consolidamento. Tra le numerose esperienze, segnaliamo i recenti bilanci partecipativi del Comune di Torino (2014) e del Comune di Milano (2015).
In questo panorama in evoluzione, la tecnologia sta ridefinendo il ruolo della comunicazione e dei media nei processi di innovazione democratica, moltiplicando le piattaforme disponibili per le pratiche partecipative con un approccio di “innovazione aperta” (es. open government, digital governance, e-voting, e-participation, democrazia digitale, on-line deliberation).
Molte sono anche le tecniche e gli strumenti a servizio dell’innovazione democratica. Ne sono un esempio i Living Lab e i Public Lab, spazi di co-progettazione che adottano una logica relazionale, dove gli attori della “Quadrupla elica” possono confrontarsi sulle sfide di lungo periodo, conoscere, condividere e adottare buone pratiche sperimentate altrove, generando così nuove soluzioni condivise e forme di apprendimento che ne migliorano l’azione e la capacità di intervento.
Per chi vuole seguire lo Standing group on Democratic Innovations dell’European Consortium for Political Research (ECPR): http://www.democraticinnovations.net/
Per chi vuole approfondire:
- De Blasio, E. (2014) Democrazia digitale. Roma: LUISS University Press.
- Smith, G. (2009), Democratic Innovations: Designing Institutions for Citizen Participation Cambridge University Press.
- Bobbio, L. (a cura di) (2007), Amministrare con i cittadini. Viaggio tra le pratiche di partecipazione in Italia, Soveria Mannelli, Rubettino.
- Bobbio, L. (a cura di) (2004), A più voci. Amministrazioni pubbliche, imprese, associazioni e cittadini nei processi decisionali inclusivi, Napoli, ESI.
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